Squid Game e gli istinti umani più reconditi | Un anno senza Pino D'Angiò | Cabruja, il biologo che ama la musica (e la festa)
In questi giorni in radio ho parlato di Otello con Giorgio Pasotti, di cucina con Eleonora Riso, di Sicilia con CostanzaDiQuattro... E poi anche di padel, lettere e pallamano
Ciao, rieccoci insieme dentro Extra. Chiacchierare in buona compagnia. L’ho fatto in onda su Radio LatteMiele con diversi ospiti e argomenti differenti. Giorgio Pasotti mi ha confessato che fare il regista e l’attore nella stessa produzione è una gran fatica ma ne vale la pena per l’Otello, con l’adattamento drammaturgico di Dacia Maraini. La vincitrice di Masterchef 13 Eleonora Riso mi ha raccontato i suoi piatti estivi preferiti, insieme ai suoi progetti presenti e futuri (qui sotto c’è il mio articolo-intervista a tre, con Anna Zhang e Andrea Mainardi).
Con la scrittrice Costanza DiQuattro, autrice del libro “La mia casa di Montalbano”, abbiamo parlato di Sicilia e dei 100 anni del maestro Andrea Camilleri. Se con Antonio Petrucci abbiamo disquisito della “Padel Mania”, con gli organizzatori dell’Interamnia World Cup ho scoperto che la pallamano è lo sport più praticato a livello internazionale dopo il calcio. Infine, lo sai che da anni a Milano c’è un Festival tutto dedicato alle Lettere scritte? È in corso ora alla Fabbrica del Vapore. Distribuisco infine qui alcune delle mie “avventure” social. Per il resto, buona lettura!
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SQUID GAME GIOCA CON I NOSTRI ISTINTI E LO FA BENE
Lo dico subito. Le due stagioni della serie sudcoreana dei record “Squid Game” hanno tenuto viva la mia attenzione dall’inizio alla fine, non ho avvertito cali di tensione. È una narrazione avvincente perché ci mostra ai minimi termini. Rassegnati e disperati, al punto da essere disposti a partecipare a un gioco mortale. E poi avidi, aridi, crudeli. Per avere di più. Mors tua vita mea.
I personaggi sono divisi sostanzialmente in due parti. Ci sono quelli disturbanti, fastidiosi e negativi, che odi. Dall’altra ci sono quelli che rappresentano ancora i rimasugli di una parte buona della società, quelli che ti fanno dire che si può essere fiduciosi nei confronti dell’essere umano. Questo è poi in ultima analisi il dilemma che attraversa il protagonista puntata dopo puntata.
È una serie che volendo ci fa riflettere su noi stessi, sulle nostre pochezze, sulle nostre contraddizioni, sulle nostre lacune. Ho apprezzato particolarmente alcune scene che sembrano portare avanti una critica costruttiva nei confronti delle distorsioni tipiche della democrazia. Quelle in cui i partecipanti votano “democraticamente” chi eliminare fisicamente dal gioco e continuano a ripetere: “L’abbiamo deciso tutti insieme, a maggioranza, e quindi la scelta dev’essere per forza giusta”.
È una serie che a tratti ti corrode dentro, che non ti fa dormire serenamente ma che lascia anche accesi piccoli focolai di speranza.
LA VOCE DI PINO D’ANGIO’ RIVIVE GRAZIE A FRANCO126
Ad un anno dalla scomparsa di Pino D'Angiò è uscita la nuova versione del suo brano “Gente Intelligente” con Franco126. Un paio d’anni fa, infatti, i due artisti avevano iniziato a lavorare insieme a questa canzone, a cui anche Franchino tiene molto. Si tratta di un brano capace di racchiudere tutta l’ironia, la malinconia e la sensibilità del compianto cantautore.
E’ giusto infatti ricordare Pino per successi come “Ma quale idea”, riproposta anche al Festival di Sanremo 2024 con i Bunker 44 nella serata delle cover, ma non è l’unico esempio: sono tanti i suoi brani che possiamo riscoprire e “Gente Intelligente” è uno di questi.
Ora, in accordo con la famiglia, si è deciso di pubblicare proprio questa collaborazione. Dopo la scomparsa di Pino, il 6 luglio 2024, infatti, suo figlio Francesco ha ritrovato gli scambi tra i due artisti e il provino nel computer del padre: così ha deciso di contattare Franco per portare a compimento il lavoro.
Nato nel 1952 a Pompei, Pino D’Angiò avrebbe compiuto 73 anni anni tra poco, il 14 agosto. E allora ciao Pino!
IL “MALECON” DI CABRUJA È FUORI DAGLI SCHEMI
Ho recensito Cabruja qualche tempo fa. Sapevo dunque sia del suo percorso di studi nell’ambito della biologia sia delle sue origini venezuelane. Nato a Caracas, oggi vive a Genova dove insegna scienze in spagnolo in un liceo. È qui che è entrato nel coro dell’Università, dopo essersi trasferito in Liguria nel 2006 per un dottorato di ricerca in Microbiologia Molecolare, ed è qui che al Festival della Scienza ha formato una prima cover band insieme ad altri scienziati “pazzi” e musicisti.
Lo ritrovo così ora con il nuovo singolo "Malecòn", che ha il sapore della festa e del ballo ma anche delle tentazioni, con un arrangiamento colorato di tinte esotiche, tropicali e afro-caraibiche. Letteralmente il significato originale del titolo sarebbe “lungomare” ma in questa rivisitazione diventa un luogo di incontri e ritrovi. Non a caso si tratta di un brano nato durante la pandemia di Coronavirus, quando vedere altre persone e stare tutti insieme era vietato.
Il pezzo, corale, è accompagnato in effetti da un videoclip che potrebbe essere ambientato nei migliori bar di Caracas e invece è girato proprio nella Superba in collaborazione con la Scuola di Musical “Musicalmente Genova” ed El Templo del Sabor Venezolano al Circolo Combattenti e Reduci Montegrappa.
Attorno a uno dei tavoli di un locale dove si gioca a carte, a biliardo e a dama, prende vita lo scontro - al contempo epico e pagano, divino e terreno - tra l’uomo Cabruja e il Diavolo impersonificato (da Ruben Esposito): si sfidano prima a colpi di vino rosso, poi con un bicchiere di liquore dopo l’altro e infine si affrontano a braccio di ferro con le candele disposte sul tavolo a rendere tutto più difficile. Alla fine, vinceranno l’amicizia, la festa e la danza collettiva? Chissà… Fuerza! Tengo ganas de Malecón!
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